Pascucci Nicola
G.Giappichelli Editore
Euro 44
I rilevanti fenomeni migratori nel nostro Paese, che si aggiungono ad una radicata presenza dei dialetti, ancora parlati in via prevalente o esclusiva in alcuni contesti socioculturali, rendono urgente la necessità di garantire in modo effettivo l’assistenza linguistica ad indagati e imputati che non padroneggiano a sufficienza la lingua italiana. Detto servizio è indispensabile per consentire loro una partecipazione consapevole al procedimento, presupposto indefettibile di un processo giusto. In particolare, il diritto alla traduzione, riguardante la trasposizione degli atti scritti fondamentali ai fini difensivi dalla lingua del procedimento all’idioma dell’alloglotto (o viceversa), presenta una genesi piuttosto travagliata, avendo ottenuto pieno riconoscimento e autonomia concettuale rispetto all’interpretazione, concernente gli atti orali, solo a seguito della direttiva 2010/64/UE. L’opera analizza la disciplina sugli atti e sui documenti oggetto di traduzione a beneficio della persona sottoposta alle indagini preliminari, nella consapevolezza che la loro omessa o qualitativamente insufficiente trasposizione può determinare molteplici riflessi sulla libertà della medesima e sul processo, fino a pregiudicarne irrimediabilmente l’esito. Ampio spazio è dedicato alla normativa europea, con l’esame dei punti di forza e degli aspetti problematici risultanti dalla sinergia tra la CEDU, come interpretata dalla Corte di Strasburgo, e la direttiva 2010/64/UE. L’analisi della disciplina legislativa si sofferma sui progressi derivanti dall’attuazione della direttiva e sulle persistenti criticità, nella costante ricerca di soluzioni interpretative in linea con le previsioni costituzionali e sopranazionali. Lacune, inesattezze e problemi di coordinamento tra disposizioni si aggiungono alla limitata attenzione codicistica verso i profili qualitativi del servizio e alla scarsa deterrenza delle sanzioni a presidio delle norme, in grado di ripercuotersi sull’effettività delle previsioni. La giurisprudenza, dal canto suo, persevera in inaccettabili letture riduttive, dimostrandosi poco incline a riconoscere il carattere centrale del diritto alla traduzione. Si formulano infine proposte di riforma, volte a superare silenzi e ambiguità del vigente assetto legislativo.