diretto da Alberto Ronco
Zanichelli Editore
Euro 123
Ancora una volta il processo civile è di fronte ad una riforma. E questa è una riforma importante. Non soltanto perché si inscrive nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e dunque del programma di finanziamento europeo per l’accesso ai fondi della “Next generation EU”, che impegna l’Italia a ridurre (addirittura) del 40% la durata dei processi civili. Non soltanto per la sua idoneità ad incidere su molti e rilevanti assetti processuali, sia attraverso la rimodulazione di forme e di strutture e sia anche con la creazione di nuovi istituti (quali sono ad esempio le ordinanze decisorie prive di idoneità al giudicato). Ma anche per la sua genesi e gestazione lunga e curata, che nel marzo 2021 ha visto istituire dall’allora Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, una Commissione di studiosi e di qualificati operatori del processo, presieduta dal prof. Francesco Paolo Luiso, Commissione il cui elaborato finale ha portato al disegno di legge delega, quindi alla l. 26 novembre 2021, n. 206 e, infine, al d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149. La tensione del legislatore verso la speditezza processuale si è espressa su molti versanti: dal canone di chiarezza, semplicità e concisione per la redazione degli atti processuali, alla valorizzazione del processo semplificato di cognizione, alla razionalizzazione delle modalità decisorie dell’appello. Anche la Corte di cassazione è stata interessata dalla riforma, allo scopo di valorizzarne la funzione nomofilattica, che ha oggi acquisito una nuova chance di espressione attraverso la possibilità di un rinvio pregiudiziale, da parte del giudice di merito, su questioni di diritto ancora vergini ed idonee ad interessare una pluralità indistintamente alta di controversie.