Fisionomia, modelli, disciplina
a cura di Elvira Nadia La Rocca
Cedam
Euro 32
Il proliferare delle forme di confisca nel sistema penale e l’incessante espansione della c.d. confisca di prevenzione, hanno sollecitato l’impegno speculativo sulla fisionomia delle diverse forme di ablazione patrimoniale, molto lontane ormai dalla concezione classica. C’è un significato politico e culturale di grande rilievo nella rinnovata attenzione che da qualche tempo si va registrando, anche a livello sovranazionale, per la lotta all’accumulo di patrimoni illeciti, con correlative mutazioni di certi capisaldi e inevitabili ripercussioni sui moduli procedurali e sulle garanzie poste a presidio dei diritti e dei princìpi costituzionali. Le più recenti prese di posizione della giurisprudenza, interna ed europea, hanno consegnato risultati esegetici bisognosi di essere comparati con i valori fondamentali. La “confisca senza condanna” costituisce, senza dubbio, l’emblema del rovesciamento dei tradizionali paradigmi allo scopo di assecondare le istanze di efficienza avallate dalla Corte di Strasburgo e promosse dall’Unione europea. E nella prima parte del volume, gli autori si incaricano di scandagliarne ogni aspetto, con interessanti proiezioni verso le soluzioni adottate da altri ordinamenti europei (Spagna e Germania). La seconda parte di questo lavoro, invece, è dedicata alla confisca antimafia. Il punto di partenza sta nella tenuta del paradigma di legittimazione della misura di prevenzione e nella sua compatibilità, ancora in forte discussione, con i principi costituzionali. È un punto di partenza che condiziona i contributi che si occupano dei profili più delicati della procedura di prevenzione, e che tengono conto degli itinerari culturali delle Corti superiori. L’obiettivo che li unisce, la meta, è l’affinamento delle sensibilità garantiste in un procedimento intriso dai vizi che conseguono all’indeterminatezza del suo oggetto, e di cui ciascun autore ha avuto piena coscienza.